IL CALORE INVERNALE DI TRANSIZIONE

 

del dott. Gabriele Sergio, medico veterinario. 

La cavalla, è un animale a ciclo estrale stagionale.
L’anaestro è il periodo di riposo sessuale; anzi d’indifferenza sessuale all’interno del ciclo riproduttivo annuale, e si manifesta durante i mesi fra novembre e gennaio (per l’emisfero Nord).
Durante questo periodo, insieme alla ridotta concentrazione di gonadotropine nel sangue (sostanze indispensabili per la produzione di ormoni), si arresta l’attività ovarica così come la follicologenesi. Sempre in quest’epoca il comportamento delle cavalle varia; dal rifiuto del maschio all’accettazione o all’indifferenza. Ma questa variabilità è solo frutto di una mancanza di stimoli ormonali da parte della fattrice.  
Il periodo di transizione, dall’anaestro all’inizio della stagione di monta, è un periodo in cui le fattrici mostrano segnali di ripresa dell’attività sessuale molto ambigui. Nello stesso tempo i proprietari delle cavalle premono sulle stazioni di monta e sui veterinari perché l’accoppiamento della loro fattrice con lo stallone avvenga subito, all’inizio della stagione di monta.
E’, infatti, una realtà che l’industria allevatoriale prediliga i soggetti nati all’inizio dell’anno.  
Ma tutti questi fattori combinati, spesso inducono in errori ed in inefficienza riproduttiva, nonché in sensazione di frustrazione. Il calore di transizione dall’inverno rappresenta il primo calore della nuova stagione di monta; contraddistingue la ripresa dell’attività sessuale della fattrice. Questo è il periodo in cui il livello ematico di gonadotropine cresce; le ovaie riprendono l’attività sotto lo stimolo di queste sostanze, iniziando a produrre ormoni. I follicoli si sviluppano e, lentamente con l’aumento della concentrazione ematica degli ormoni, raggiungono la maturazione. Alla maturazione del follicolo segue la prima ovulazione stagionale e, da questo momento in poi, l’inizio dell’attività sessuale stagionale della fattrice.  
Questi mutamenti fisiologici sono lenti e graduali e sono influenzati dalle ore di luce e dal clima presenti in quel periodo dell’anno. La ripresa del ciclo riproduttivo della fattrice coincide di solito con la presenza di 14-15 ore di luce durante il giorno; con una temperatura esterna più mite. Ma anche l’alimentazione della cavalla, il suo stato di nutrizione e sanitario diventano fondamentali per la ripresa della sua attività sessuale; nonché la disponibilità di alimenti verdi.  
Purtroppo però, spesso, durante il periodo di transizione e, anche in condizioni ottimali, la fattrice mostra i segni del calore anche per 40-50 giorni consecutivi. Ciò è dovuto alla presenza, nel circolo ematico della cavalla, di soli estrogeni, non accompagnati dagli altri ormoni (quelli necessari per la crescita del follicolo, la sua maturazione e la sua ovulazione). L’aumento della concentrazione di estrogeni nel sangue è, infatti, la prima a manifestarsi. Ma questo tipo di ormone non ha nessun’influenza sulla maturazione del follicolo e sull’ovulazione; ha solo influenza sull’aspetto comportamentale del soggetto. E’ questo, infatti, il momento in cui, sovente, le fattrici sono coperte con lo stallone ripetutamente nel timore di perdere il calore e non avere poi il redo in gennaio o febbraio.  
In realtà, in questo modo, i ripetuti accoppiamenti aumentano le probabilità di incidenti, di sporcare la cavalla; inoltre la presenza costante di liquido seminale all’interno di un utero non ancora assoggettato alle “leggi ormonali”, anche in caso di ovulazione, rischierebbe di impedire l’attecchimento della vescicola embrionale.  
Allora, cosa è possibile fare per accoppiare una fattrice presto all’inizio della stagione, con pochi rischi e nel modo più economico possibile? Si possono seguire delle strategie:  

-         Il non intervento. Ma un assiduo e costante monitoraggio (con esami ecografici), al fine di             accoppiare la fattrice quando il follicolo sarà maturo e vicino all’ovulazione.

-         L’intervento. Si cerca di accorciare il periodo di transizione e stimolare la maturazione e lo scoppio del follicolo precocemente nella stagione di monta. Si ricorre, in questo caso, ad un programma di luce artificiale.

  L’utilizzo di una di queste due metodiche diventa una scelta economica. La prima può risultare molto costosa in tempo e denaro, senza abbreviare il periodo in cui la fattrice sarà coperta. La seconda (basato su un programma di luce artificiale), può risultare costosa in farmaci senza che sia sicuro il risultato.
 Inoltre esistono, in proposito, questioni non ancora risolte sulla qualità del primo ovulo stagionale e sulla qualità dell’ambiente uterino in cui quest’ovulo fecondato dovrebbe impiantarsi. 
Studi scientifici sembrano dimostrare che le proteine totali, così come quelle utero specifiche (uteroferrine), siano più basse nel diestro seguente il primo calore, rispetto ai diestri successivi. Anche la concentrazione ematica di LH (ormone luteinizzante, responsabile dell’ovulazione) è più bassa al momento della prima ovulazione rispetto alle ovulazioni successive.  
Queste osservazioni, comunque, non significano necessariamente che una fattrice non possa essere inseminata al primo calore della stagione.  
Esiste anche una possibilità di non intervento più economica ma meno precisa.  
Si avvale di un assiduo e costante monitoraggio con uno stallone “esploratore”.  
Durante il periodo di transizione, allorquando il comportamento della fattrice è dubbio (in calore o indifferente), si consiglia di provare la cavalla, con lo stallone, ogni 2-3 giorni, fino a quando essa non mostri, netto, il comportamento del rifiuto. A questo punto è verosimile pensare che la fattrice abbia effettuato la prima ovulazione stagionale. Diventa quindi possibile coprire la cavalla naturalmente al calore successivo; questo deve però presentarsi calcolando i giorni di un ciclo regolare di cavalla.  
Ma ritornando alla metodica “intervento”, è stato scritto che si basa su un programma di luce artificiale.  
Come già menzionato, l’inizio dell’attività sessuale naturale di una cavalla dipende molto dalla quantità di luce cui essa è sottoposta all’inizio della stagione di monta. Inoltre abbiamo detto che il periodo di transizione è lento e graduale.  
Per cui, per effettuare un buon programma di luce artificiale, ed ottenere i risultati sperati, è necessario sottoporre la cavalla a degli stimoli ottici che siano graduali nel tempo.  
Il programma prevede l’installazione, nel box della cavalla, di una lampadina da 200 W a 2 metri d’altezza. Cominciando da fine Ottobre, al calare del sole, la luce è mantenuta accesa per ulteriori 2-2,5 ore. Ogni settimana si aumentano di due le ore totali di luce fino ad arrivare ad un massimo di 15-16 ore di luce giornaliere; queste sono mantenute fino all’inizio della stagione di monta (Gennaio-Febbraio). In questo periodo la cavalla sarà poi monitorata ecograficamente per valutare lo stadio del ciclo ed, eventualmente, completare il programma con farmaci appropriati.  
Oltre a quanto descritto, esiste un’altra tecnica per la somministrazione di luce artificiale alle cavalle in anaestro stagionale.  
Questa, a parità di potenza elettrica, prevede l’esposizione della fattrice ad un’ora di luce continua, ma da applicare 9,5-10,5 ore dopo il tramonto del sole.  
E’ importante ricordare che, qualsiasi tecnica si usi, fa parte di un programma; che, quindi, ha bisogno di tempo, costanza e gradualità per esprimere risultati.  
Inoltre, i meccanismi che regolano il periodo di transizione, sono ancora oggetto di studio a causa della gran variabilità di processi che lo influenzano (luce, tempo, alimentazione, stato nutritivo, stato sanitario, etc.). Così come costituiscono una variabile anche i singoli soggetti. E’ quindi necessario pensare che, la strategia scelta per l’inizio della stagione di monta, debba anche contemplare un risultato finale non proporzionato allo sforzo economico intrapreso.